Chi sono i due sposi effigiati da Rembrandt in una delle sue prove più estreme e toccanti? E quale recondito significato si cela dietro il gesto protettivo con cui l'uomo cinge le spalle della moglie ponendole una mano sul seno? Scritta a due mani da due grandi storici dell'arte, una serrata indagine storica e iconografica, condotta attraverso un'inedita rilettura del Cantico dei Cantici, dimostra come anche la particolare visione degli affetti umani fornita da Rembrandt nella celebre tela del Rijksmuseum nota come La sposa ebrea, risenta profondamente, in modo insospettabile, di una stringente relazione tra l'amore, l'arte e uno dei testi più toccanti delle Sacre Scritture: quello struggente libro del Vecchio Testamento che racchiude in sé il più antico tra tutti i vincoli umani, il rapporto tra amore spirituale e amore fisico. Anche Rembrandt, infatti, subì il fascino del Cantico, sebbene da un punto di vista differente e decisamente più moderno rispetto alla visione fornita da artisti del passato come Cimabue e Michelangelo. Nell'opera del grande maestro olandese, il canto d'amore, interpretato fin dal Medioevo come l'espressione della relazione ecclesiale tra Dio e l'uomo, riflette così una concezione dell'unione matrimoniale profondamente legata all'ideologia ebraica e protestante, mutandosi in un'accorata elegia della comunione dell'umanità con se stessa.
Marilyn Aronberg Lavin, già docente presso le università di St. Louis, Yale, Princeton, Maryland e Roma, si è interessata soprattutto all'arte italiana del XIV e XV secolo ed è nota in particolare per i suoi studi su Piero della Francesca. Tra le principali pubblicazioni, Seventeenth-Century Barberini Documents and Inventories of Art (New York 1975), Piero della Francesca (New York 1992), The Place of Narrative: Mural Decoration in Italian Churches, 431-1600 A.D. (Chicago 1990). Irving Lavin è professore di storia dell'arte presso l'Institute for Advanced Study di Princeton, membro dell'American Academy of Arts and Sciences e socio straniero dell'Accademia Nazionale dei Lincei di Roma e dell'Accademia Clementina di Bologna. Studioso di arte barocca, è autore di numerosi saggi e studi tra cui Bernini e l'unità delle arti visive (Roma 1980), Passato e presente nella storia dell'arte (Torino 1994), Bernini e l'immagine del principe cristiano ideale (Modena 1998).