Antiquario e collezionista tra i più autorevoli dei Paesi Bassi, al centro di un cenacolo di artisti, umanisti e cultori degli studi classici, Abramo Ortelio (1527-1598) pubblica ad Anversa, nel 1570, il primo atlante geografico a stampa dell'età moderna, il Theatrum orbis terrarum, che nonostante il prezzo molto elevato diverrà ben presto, dopo numerose riedizioni e traduzioni nelle principali lingue, il libro forse più venduto del secolo XVI. Ricostruendo la personalità di Ortelio anche attraverso i suoi molteplici rapporti epistolari, scientifici e religiosi con l'ambiente mistico degli affiliati alla setta clandestina della "Famiglia dell'amore" di Anversa – popolato dalle personalità intellettuali più importanti e significative del Nord Europa, tra cui Pieter Brugel, il tipografo Cristoforo Plantin, l'orientalista Guillaume Poste, gli artisti Philip Galle e Joris Hoefnagel – le ricerche di Giorgio Mangani rivelano un inedito significato, cifrato e profondo, della pubblicazione cartografica del grande geografo, mettendo in luce la sua funzione di simbolo del progetto di pacificazione che costituiva uno dei tratti più caratteristici delle aspirazioni familiste e di gran parte dei movimenti radicali del tempo.
Giorgio Mangani si occupa da diversi anni di storia del pensiero geografico. Oltre a numerosi saggi scientifici dedicata alla storia della cartografia in chiave storico-culturale, ha pubblicato (con P. Jacobelli e V. Paci) un Atlante storico del territorio marchigiano (1982) e una ricostruzione degli stereotipi antropologici regionali (L'idea delle Marche, 1989). È direttore della Cartoteca Storica delle Marche.
All'interno del volume, 123 illustrazioni in bianco e nero fuori testo.