Uno sguardo d’artista sugli effetti del terremoto che ha colpito l’Emilia nel maggio del 2012: è questo il senso del volume che raccoglie gli scatti di Giovanni Chiaramonte realizzati nel modenese tra la primavera e l’estate del 2012, già oggetto di un’apprezzata mostra a Potsdam. Chiaramonte ha ripercorso il mondo amato e fotografato da Luigi Ghirri – del quale è stato amico e collaboratore – documentandone la rovina come tributo a quello che crolla e quello che resiste. I paesaggi, immobili e silenziosi, testimoniano la forza della scossa, che la fotografia non può raccontare. La raccontano le crepe sui muri, le strutture cadute, le transenne, la stessa assenza di esseri umani, evacuati da zone pericolanti che si sono trasformate in scenografie quasi metafisiche. Ogni fotografia – 40, a colori – è analizzata nell’appassionata introduzione di Arturo Carlo Quintavalle, che spiega il tipo di sguardo che Chiaramonte ha rivolto ai suoi soggetti, le implicazioni delle scelte di inquadratura e ripresa. Altri testi, firmati da Nina Bassoli, Annegret Burg e Pierluigi Nicolin, discutono le questioni legate al paesaggio, al restauro e alla gestione del patrimonio architettonico che le fotografie suggeriscono.
Giovanni Chiaramonte è nato nel 1948 a Varese da genitori di Gela. Inizia a fotografare alla fine degli anni Sessanta, operando per la ripresa della forma figurativa. Dal 1974 ha esposto in mostre personali e collettive nei più prestigiosi spazi in Italia e all’estero. Per le più importanti riviste di architettura ha pubblicato oltre ottanta servizi. Ha fondato e diretto collane di fotografia per Jaca Book, Federico Motta Editore, Società Editrice Internazionale e Edizioni della Meridiana. Insegna Drammaturgia dell’immagine allo IULM di Milano e a FORMA, Milano.