Sekhmet è la temibile divinità egizia con testa di leonessa e corpo di donna. Per volontà del faraone Amenhotep III fu raffigurata in centinaia di statue, strumenti di un rituale per allontanare la sua ira distruttrice e proteggere l’Egitto. In origine nel “Tempio dei Milioni di Anni” di Amenhotep III dovevano essere probabilmente presenti 365 statue dedicate alla dea e a questo straordinario insieme era rivolto un rituale che si sviluppava nel corso dell’intero anno: ogni giorno si indirizzava una preghiera a una effigie specifica del gruppo scultoreo.Le statue colossali della dea Sekhmet si ritrovano nella maggior parte delle grandi collezioni egizie del mondo: trenta nel British Museum, undici nel Louvre, undici nel Vaticano, otto a Berlino, sette nel Metropolitan Museum of Art, due a Tokyo, due a Bruxelles, due a Liverpool, due a Vienna... È il Museo Egizio, a Torino, a ospitare una delle più grandi collezioni fuori dall’Egitto. Le statue sono ventuno: dieci sedute e undici in piedi. Fanno parte di un gigantesco gruppo statuario scolpito durante il regno del faraone Amenhotep III per uno dei templi più impressionanti mai costruiti.
Grazie allo studio della loro provenienza comprendiamo quanto le statue egizie – oggetti magici dotati di potere – viaggiassero: non è raro che la medesima statua fosse impiegata in templi diversi, lontani tra di loro, in epoche differenti. La statua conservava il suo potere e poteva così essere riutilizzata in contesti architettonici diversi da quello per cui era stata concepita. Attraverso questo gruppo di statue della dea Sekhmet, il lettore potrà immergersi in alcuni dei misteri della religione egizia e avvicinarsi al modo in cui gli Egizi concepivano l’universo che li circondava, nel quale la natura poteva diventare minacciosa e necessitava quindi di rituali specifici per essere controllata attraverso la magia.
Indice dei contenuti: - La dea leonessa - Le molte vite di una statua - Una litania di pietra - Tipo statuario e attributi - Il materiale - Le tecniche di scultura - Il destino delle statue