"Se è vero, come questo progetto dimostra, che “anche le statue muoiono”, è lecito e doveroso domandarsi che ruolo abbia l’istituzione museale – luogo di conservazione per eccellenza, destinata a farsi testimone dell’arte o delle culture dei secoli passati – in questo processo. I musei concorrono alla morte delle opere che conservano nelle loro collezioni o sono l’ultimo baluardo perché esse possano sfuggire alla fine di un’esistenza messa in pericolo da una miriade di fattori quali oblio, mancanza di risorse, conflitti, disastri ambientali o più semplicemente incuria?" Christian Greco
Il volume Anche le statue muoiono. Conflitto e patrimonio tra antico e contemporaneo è il catalogo dell'omonima mostra in programma fino al 9 settembre 2018 in tre prestigiose sedi museali di Torino: il Museo Egizio, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e i Musei Reali. Nell’anno consacrato al Patrimonio Culturale, l’esposizione temporanea Anche le statue muoiono – il cui titolo è tratto dal film di Alain Resnais e Chris Marker del 1953 – accosta opere antiche e installazioni contemporanee e propone una riflessione sulla fragilità dei tesori d’arte, sul museo come luogo di memoria e conservazione – ma anche di distruzione – in un dialogo tra reperti del passato e creazioni di artisti del presente.
Oltre alle schede delle opere esposte, il volume raccoglie contributi inediti sui temi sollevati dalla mostra: Stefano de Martino (Università di Torino) propone una riflessione sul patrimonio culturale del Vicino Medio Oriente; Paolo Del Vesco (Museo Egizio) ragiona su memoria, distruzione, ricostruzione e conservazione nell’Egitto antico e moderno; Christian Greco (direttore del Museo Egizio) riflette sul museo come luogo di memoria e conservazione e sulla storia del Museo Egizio; Enrica Pagella (direttore dei Musei Reali) ed Elisa Panero (Musei Reali), affrontano i temi della dispersione delle opere, dei furti e del mercato illegale dell’arte; infine Irene Calderoni (Fondazione Sandretto Re Rebaudengo) presenta il lavoro degli artisti contemporanei coinvolti nella mostra. Il saggio introduttivo è scritto da Salvatore Settis.